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Neonati affetti da cardiopatie congenite in epoca Covid

Pediatria Redazione DottNet | 10/02/2021 12:56

“Diagnostica ed assistenza continua alle famiglie sempre garantite”. Il messaggio della Società Italiana di Neonatologia

In un anno di grande incertezza e preoccupazione causata dalla pandemia da Covid-19, la Società Italiana di Neonatologia (SIN), in occasione della Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite che ricorre il 14 febbraio, lancia un messaggio di ottimismo ai futuri genitori, in particolare a tutti coloro che attendono la nascita di un figlio portatore di una di queste patologie.  Sul territorio nazionale, pur dovendo affrontare grandi difficoltà organizzative, infatti, sia la diagnostica prenatale (ecografia durante la vita fetale, ecc) che l’assistenza a questi neonati, continuano ad essere garantite, con percorsi dedicati, al fine di supportare al meglio le future famiglie.

Le Cardiopatie Congenite (CC) sono patologie caratterizzate da una anomalia del cuore e/o dei grandi vasi, già presente durante la vita fetale e quindi alla nascita.

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Queste patologie rappresentano circa il 40% di tutti i difetti congeniti (interessano circa 1 ogni 100 nati) provocando circa il 4% dei decessi in epoca neonatale (primi 28 giorni di vita).

La prevenzione è fondamentale per cercare di ridurre il numero delle CC. È importante quindi che i futuri genitori si rivolgano al proprio medico di fiducia prima di pianificare una gravidanza, al fine di poter intraprendere tutte le misure preventive possibili, fra cui l’implementazione della dieta con acido folico, da iniziare almeno 3 mesi prima del concepimento e l’adozione di stili di vita appropriati (sospensione del fumo e dell’assunzione di alcool, almeno per tutta la durata della gravidanza e dell’allattamento).

L’assistenza che questi neonati richiedono dipende dal tipo di Cardiopatia Congenita da cui sono affetti. Non sempre è necessario un ricovero immediato in reparti di patologia neonatale e pertanto, in caso di CC minore, i neonati possono restare vicino alla propria mamma.

In questo caso la SIN consiglia la degenza della diade madre-bambino in regime di rooming-in favorendo, se possibile, l’allattamento al seno, anche in caso di mamma affetta da Covid-19, ogni volta che le condizioni ambientali e quelle cliniche della madre e del neonato lo consentano. Già dai primi giorni della diffusione del virus, infatti, la SIN, con la Commissione Allattamento, d’intesa con il Tavolo Tecnico Allattamento del Ministero della Salute (TAS) e con l’Associazione Italiana delle Banche del Latte Umano Donato (AIBLUD) ha elaborato il documento "Allattamento e Infezione da SARS-CoV-2", con l’obiettivo di offrire delle indicazioni condivise per prevenire ed affrontare possibili casi di contagio madre-neonato e per sostenere l’allattamento materno, con la volontà di tutelare la relazione mamma–neonato, coniugandola con un corretto approccio igienico-sanitario.

Le future mamme e neo-mamme che allattano possono anche effettuare la vaccinazione per Covid-19, considerata attualmente compatibile con l’allattamento al seno, al fine di tutelare la propria salute e quella del neonato, come affermato dalla SIN e dalle altre società scientifiche dell’area perinatale Società Italiana di Pediatria (SIP), Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP), Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO), Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) e Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), nel documento "COVID-19: consenso inter-societario su allattamento e vaccinazione".

"Come Società Italiana di Neonatologia apprezziamo molto lo sforzo fatto in questo ultimo anno, così difficile, dai nostri punti nascita" dice il Prof. Fabio Mosca, Presidente della SIN. "Nonostante la pandemia, infatti, abbiamo fatto il possibile per tutelare e garantire i diritti dei nostri neonati e delle loro famiglie, sia in termini di cura, che di assistenza e per ogni tipo di patologia, proprio come nel caso delle Cardiopatie Congenite".

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